Paesaggio Marino
I paesaggi salentini sono tutt'altro che irrilevanti: la natura ha dotato questa terra di risorse ambientali, presenti in superficie, nel sottosuolo o nella profondità del mare, così come lungo la costa, a tratti selvaggia, con un mare che vanta alcune delle spiagge più belle d'Italia. Il Salento, dove la costa è un susseguirsi di alte scogliere, baie solitarie di sabbia bianchissima, grotte e cavità marine di varie forme e colori, è un universo aspro e affascinante dove sfilano vertiginosi canyon che ricamano di ombre e luci la costa, boschi secolari pennellati dalla macchia mediterranea, grotte incantate risuonanti di silenzi e risacche fino alle assolate spiagge dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo. L'ambiente sottomarino, che sia roccioso o sabbioso, è pieno di vita. Le “cattedrali di corallo”, le foreste pietrificate in fondo al mare, i relitti, le grotte incantate abitate da cernie, aragoste e tappezzate da spugne o distese di margherite di mare formano habitat naturali, come se fossero comunità organizzate, vere e proprie oasi naturalistiche in cui si concentrano paesaggi subacquei tra i più belli del Mediterraneo.
L’isola Grande o dei Conigli
Il tratto di mare compreso tra Porto Cesareo e Torre Chianca è costellato da isolotti e scogli affioranti. Il più grande di questi è l’Isola Grande, che si estende per circa 12 ettari, ma è stretta e ramificata. I suoi rami delimitano tre ampi seni, due dei quali si aprono verso la terraferma, mentre uno si affaccia sul mare aperto. L’Isola Grande è conosciuta anche come Isola dei Conigli, poiché negli anni ’50 fu avviato, e successivamente abbandonato, un allevamento di conigli allo stato selvatico. L’iniziativa non fu una novità in quanto, tra la prima e la seconda guerra mondiale, vi fu anche quello delle capre, naturale riserva di carne per le poche famiglie residenti.L’isola accoglie oltre 200 specie vegetali ed una associazione unica in Puglia, tra Limonium japigicum, Salicornia fruticosa e Inula ertithmoides. L’estremità a Sud Est dell’isola è detta “lu campu” e il suo margine esterno, verso il mare aperto, è chiamato dai pescatori “la punta ti li crape” (lo sperone delle capre), giacché questa parte dell’isola veniva utilizzata per il pascolo di tali bestie. Spesso esse raggiungevano il lembo più prossimo alla terraferma e lanciavano i loro mesti belati, preannunciando l’arrivo di una tempesta o di una pioggia torrenziale. Sul braccio roccioso e spoglio dell’isola spiccano alcuni massi, probabilmente dislocati dalla furia del mare più burrascoso. Uno di questi è la “pietra dei cento ducati”, così chiamata da quando, nel ‘700, alcuni pescatori furono protagonisti di una pesca ricchissima (da cui ricavarono per l’appunto cento ducati) proprio in direzione di quel punto.Proseguendo verso la base di questo ramo dell’isola, si giunge all’unica insenatura rivolta verso il mare aperto, “lu puertu pignatu”, così detto a causa della grande quantità di frammenti di terracotta sparsi sul fondale. Sul margine Nord di questa insenatura incantevole è visibile lo scavo, direttamente nella roccia, di una tomba di epoca imprecisata. Il ramo di isola che si protende verso Nord Ovest è detto “Chianca d’Abramo” ed accoglie un boschetto di pini di Aleppo.
L’Area Marina Protetta di Porto Cesareo
Nel Mediterraneo lo sviluppo delle attività produttive è in crescente aumento e si scontra con la esigenza di mantenere inalterato il patrimonio naturale e di utilizzare le risorse in maniera equilibrata senza pregiudicare la loro disponibilità per le esigenze future. Nel quadro di una moderna politica di conservazione e di corretta gestione ambientale tesa a coniugare la presenza dell’uomo con il rispetto degli ecosistemi naturali, le aree marine protette hanno assunto un ruolo sempre più importante. Si cerca di fruire senza danneggiare, di godere senza distruggere, di produrre senza compromettere l’ambiente naturale. L'Area Marina Protetta di Porto Cesareo, che è dislocata tra Punta Prosciutto (limite di confine con la provincia di Taranto) e Torre Inserraglio, ha caratteristiche ambientali, biologiche, morfologiche e subacquee difficilmente riscontrabili
tutte in una stessa area. Partendo da Nord con Torre Colimena, che é la più alta, e arrivando a Torre dell'Inserraglio a Sud, si incontrano: Torre Castiglione (oggi solo un rudere crollato), Torre Lapillo, Torre Chianca, Torre Cesarea, Torre Squillace e Torre Sant'Isidoro, tutte ben visibili dal mare.Le sorprese arrivano quando si esplora l'interno delle cavità scoprendo un coloratissimo tappeto di margherita di mare, striato dal rosso del falso corallo, mentre piccoli crostacei cercano il riparo di anfratti più bui. A circa 17 metri di profondità si trova il tipico ambiente sub-tropicale, che è la vera testimonianza della ricchezza in termini di biodiversità che caratterizza l'Area Marina Protetta. Infatti, nel tratto di mare dell'area protetta si trova la cosiddetta "prateria" sommersa di Posidonia Oceanica che, in tempi remoti, ha spostato il suo habitat dalla terra al mare. Essa offre ossigeno, rifugio, nutrimento ed anche le condizioni ideali per la riproduzione di moltissimi organismi marini. A questa verde prateria, sviluppata sulla sabbia, si contrappone l'esuberanza delle forme del coralligeno, che predilige i fondali rocciosi.
Museo di Biologia Marina
Il Museo conserva una delle più ricche collezioni sulla flora e sulla fauna del Mediterraneo.
Venne inaugurato il 30 luglio 1966, nella Villa Lucisani di Porto Cesareo, col nome di “Stazione di Biologia Marina del Salento”, grazie alla volontà del Prof. Pietro Parenzan, che dedicò molti anni di studio scientifico alle ricerche sullo Jonio, rivestendo la carica di Direttore della Stazione fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1992. Nel 1977 il Consiglio di Amministrazione dell’Università degli Studi di Lecce delibera l’acquisizione del patrimonio della Stazione di Porto Cesareo, modificandone il nome in “Stazione di Biologia Marina di Porto Cesareo”, e facendola divenire una struttura accademica riconosciuta.
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